Storia del Museo
Il Museo Etnografico di Aquilonia è stato ideato e progettato dal prof. Beniamino Tartaglia proprio negli anni in cui veniva eseguita la demolizione dell’insediamento di “casette asismiche“ in cui per decenni aveva vissuto buona parte della popolazione trasferita a seguito del sisma del 1930 dal vecchio insediamento di Carbonara/Aquilonia. Questa demolizione finalizzata alla ricostruzione di nuovi alloggi fece emergere dalle cantine delle “casette” un patrimonio straordinario di oggetti provenienti dal vecchio insediamento.
La prima sezione sperimentale viene inaugurata il 29 dicembre del 1996, e a partire da quella data, grazie a un solidale clima di collaborazione alimentato dal professore tra tutte le più svariate espressioni della comunità locale, giovani, contadini, operai, professionisti, il Museo Etnografico di Aquilonia è diventato un riferimento non solo culturale, ma anche programmatico per tutto il territorio regionale e interregionale.
La sua realizzazione è avvenuta grazie al contributo economico dell’Amministrazione Comunale, della Provincia e della Regione e con la collaborazione costante prima dell’associazione Gruppo di lavoro – Centro Storico, animato da giovani locali, e poi un da apposito Comitato di gestione, rappresentante la quasi totalità della popolazione residente e degli emigrati: tutti hanno donato oggetti, fornito prestazioni volontarie e fatto offerte in denaro per i lavori, curati e diretti dall’arch. Donato Tartaglia, di ristrutturazione e di adeguamento a fini museali di un ex asilo-nido mai utilizzato per i fini per cui era stato costruito.
Una piccola comunità che si è espressa in maniera così sorprendentemente e straordinariamente corale, a prescindere dall’età, dal sesso, dall’appartenenza ideologica e dalle condizioni socio-economiche, per una iniziativa marcatamente culturale, naturalmente apolitica ed aconfessionale. Dopo la scomparsa del fondatore Beniamino Tartaglia, il Museo gli è stato intitolato dall’Associazione che tutt’oggi ne cura la gestione.
La missione del Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” è ancora oggi quella segnata dal suo fondatore e portata avanti successivamente da Donato Tartaglia: riconoscere il valore di un percorso storico collettivo, anche e soprattutto in quegli aspetti della memoria comune apparentemente minimi, ma che insieme definiscono la cultura di una comunità. Un’operazione mai intesa in senso nostalgico, ma sempre e comunque pensata come l’unica via per riappropriarsi della propria storia, del proprio cammino, così da potervi innestare nuovi progetti e prospettive di vita.
L'Esposizione
Nel vasto panorama dei musei etnografici, il MEdA inserisce la propria proposta allestitiva basata su collezioni tipologiche di oggetti e attrezzi ma anche su ricostruzioni fedeli e ricomposte ad evocare i reali ambienti di lavoro e di vita domestica.
Con un allestimento opportunamente mirato alle finalità didattiche-divulgative, basato sull’interazione diretta con gli oggetti, il Museo stimola connessioni nuove e genera autentica conoscenza.
Ampio spazio è dedicato al lavoro dei campi, alla flora e alla fauna, alle attività artigianali, commerciali e di servizio, alla protoindustria, alle produzioni alimentari e all’alimentazione, al mondo magico e alle sue pratiche, alla medicina e alla religiosità popolare, ai beni immateriali, all’organizzazione della vita familiare e della comunità, alla condizione della donna e dei giovani, al tempo libero, alle consuetudini, all’istruzione, alla cerimonialità pubblica e privata.
L’esposizione si sviluppa su circa 2.000 metri quadri ed è organizzata in oltre cento ambienti tematici, per oltre 15.000 oggetti esposti.
I percorsi sono stati progettati e strutturati soprattutto riservando ampio spazio alla loro fruizione didattica. L’interesse che il Museo Etnografico stimola non è esclusivamente riservato a chi ha avuto rapporti con un contesto storico scomparso, ma anche e soprattutto alle nuove generazioni. Uno degli obbiettivi programmatici posti alla base del progetto Museo sta proprio nella dichiarata volontà di coinvolgimento attivo di alunni e studenti, al fine di renderli protagonisti della costruzione del proprio sapere, facendo loro misurare la distanza di un tempo del fare che non è più per comprendere meglio il tempo odierno.
Insomma, non c’è aspetto, seppure marginale o minimo, del mondo tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo, che non sia stato rappresentato ed illustrato.
Nel varcare l’ingresso del Museo, ci si sente come inghiottiti da questa “macchina del tempo”; e, affacciandosi sugli evocativi scenari di esistenze concretamente vissute, si compie un viaggio carico di emozioni e ci si immerge quasi per magia nelle viscere della vicenda quotidiana di una umanità semplice e operosa, per troppo tempo emarginata, sfruttata ed infine cancellata.
Nel Museo Etnografico di Aquilonia, come in un grande libro scritto con il linguaggio muto e suggestivo degli oggetti della cultura materiale che subito affascina e coinvolge, si passa in rassegna l’esistenza secolare delle tante e diverse comunità del Mezzogiorno.
I Direttori
Beniamino Tartaglia
È stato il fondatore del Museo, avendolo concepito ed essendo stato capace di trascinare in questa impresa un’intera comunità. Il professor Beniamino Tartaglia, ormai concluso il suo arco lavorativo, tornò stabilmente a coltivare quelle radici che non aveva mai abbandonato. Riconobbe, in tali radici, un valore dimenticato dalla collettività, e comprese come questa rimozione fosse uno dei motivi più profondi della mancanza di fiducia e progetto da parte della comunità locale.
Grazie anche al suo carisma e al rispetto riconosciutogli, il professore mobilitò l’intero paese di Aquilonia. Si circondò delle energie e delle intelligenze migliori, stimolò gli anziani a mettere in gioco se stessi e la propria storia, seppe leggere e contribuì a indirizzare il bisogno dei giovani di dare un senso alla loro vicenda paesana: coinvolse tutti loro in un’opera collettiva di recupero delle tracce perdute, generando un immane flusso di donazioni che costituiscono, tutt’oggi, il giacimento su cui poggia l’intero Museo. Donazione non solo di oggetti, ma anche di racconti, di memorie, di immagini e di lavoro per la realizzazione stessa del Museo.
Ottenuto dal comune di Aquilonia l’uso di un grande edificio pubblico non utilizzato, avviò un processo di progressiva “colonizzazione” dei suoi spazi interni, trasformandoli via via in quel che oggi può dirsi uno dei maggiori musei etnografici d’Italia. Non solo ebbe la capacità di raccogliere una enorme collezione di oggetti, ma, con l’architetto Donato Tartaglia e l’architetto Vito Buoio, li organizzò in una esposizione ambientale per cui venivano ricreati interi spaccati di vita e di lavoro di una volta, facendo del Museo di Aquilonia un’esperienza di grande impatto sia per le dimensioni, che per l’approccio espositivo, assolutamente nuovo per il territorio.
Il Museo Etnografico, per Beniamino Tartaglia, non è stata un’operazione nostalgica: al contrario, si è trattato di un progetto culturale consapevolmente orientato al futuro. Il recupero della memoria viene inteso come un atto di amor proprio collettivo, un atto che deve servire a ritrovare il proprio senso del percorso, osservando il cammino fin qui compiuto per immaginare, con cura e rispetto di sé, dove e come muovere i prossimi passi. L’incommensurabile lascito di Beniamino Tartaglia è stata la consapevolezza di dover dare valore a se stessi attraverso la coltivazione anche critica di una memoria, che diventa lo strumento di costruzione del futuro. Il Museo Etnografico di Aquilonia è il luogo che “Mimì” Tartaglia ha creato e ci ha lasciato per dare vita a questa operazione culturale.
I Direttori
Donato Tartaglia
Fu, oltre che secondo direttore del Museo, il suo secondo fondatore di fatto. Con la scomparsa del fondatore Beniamino Tartaglia, il rischio per l’ancora giovane Museo Etnografico di Aquilonia era quello di disperdersi velocemente, senza una figura forte e carismatica a guidarlo. L’architetto Donato Tartaglia, amico e collaboratore strettissimo del fondatore fin dai primi giorni sperimentali del Museo, fu la persona che non solo seppe evitare questo rischio, ma fu anche in grado di rilanciare verso mete più ampie. Sotto la sua direzione, il Museo Etnografico di Aquilonia, oltre a essere intitolato al fondatore Beniamino Tartaglia, conosce una fase di consolidamento ed espansione. È con la sua direzione che il Museo fa un salto di qualità e inizia a mettere in atto tutto il potenziale le cui basi erano state poste dal fondatore: con Donato Tartaglia il Museo viene riconosciuto a tutti gli effetti come istituzione culturale di riferimento per il territorio, e diventa un interlocutore obbligato per tutti i soggetti dell’Alta Irpinia e oltre.
L’architetto Tartaglia allarga le relazioni del Museo portandolo verso altri territori, lo porta nelle arene istituzionali e lo rende un soggetto credibile, consolidandone autorevolezza e prestigio. Parallelamente, mentre espande il senso dell’operazione culturale, facendosi in prima persona promotore e artefice del recupero del centro antico di Aquilonia ex Carbonara (oggi Parco Archeologico), porta avanti e aggiorna gli allestimenti del Museo, perfeziona l’esposizione e continua a dar forma, anche architettonica, a un’esperienza museale che i visitatori, per primi, reputano unica nel suo genere.
Al termine della Direzione di Donato Tartaglia, il Museo è ormai un attore imprescindibile del territorio, e grazie a lui è diventata un’esperienza abbastanza solida da potersi reggere sulle proprie gambe senza che la sua esistenza venga messa in discussione dalla perdita di un’altra guida. Donato Tartaglia ha consolidato, fortificato e migliorato il Museo, ne ha espanso il senso di operazione culturale, donando alle generazioni successive una realtà ormai matura e radicata.
I Direttori
Vincenzo Tenore
Architetto, cultore della materia ICAR 16, architettura degli interni e allestimento presso il DiArc dell’Università di Napoli “Federico II”, membro dell’istituto nazionale di architettura sez. Campania, è l’attuale direttore del Museo Etnografico di Aquilonia. Già attivo nella fondazione del Museo attraverso l’associazione culturale “Gruppo di Lavoro Centro Storico” di cui è stato presidente, impegnato professionalmente per il recupero del patrimonio architettonico e le sapienze artigianali dismesse. Ideatore del progetto “Ecolonia” e dell’accademia di design rurale “Traduzioni”, assume la direzione del Museo all’insegna dell’aggiornamento sia della governace del Museo, sia della performance, con l’innalzamento dei livelli dell’ offerta culturale e dei servizi al fruitore.
Con la sua direzione, il Museo intende elevare gli standard di qualità complessivi, inserendo la consolidata realtà culturale di Aquilonia in un orizzonte culturale nazionale che si confronta con soggetti qualificati come università, centri di produzione intellettuale, istituzioni, a partire dal radicamento territoriale: il Museo torna ad essere luogo non solo di studio e approfondimento, ma anche laboratorio di produzione culturale. Il direttore promuove l’intreccio con nuove intelligenze, organizza residenze creative, ospita ricerche di livello accademico, istituisce un comitato scientifico, predispone la creazione di una casa editrice collegata al Museo e pianifica una ripresa delle pubblicazioni. Inoltre si impegna alla riorganizzazione delle sale, e alla propulsione di eventi culturali che attivino sempre più sinergie con altre realtà del territorio e promuovendo l’accesso a fondi di finanziamento nazionali.
Mentre affianca l’associazione che gestisce il Museo nella sua compiuta transizione istituzionale ad Ente del Terzo Settore, imposta la ridefinizione della sua identità visiva e riattiva un fecondo dialogo con il contesto culturale locale, riconfermando il ruolo del Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia”, oggi sinteticamente identificato con l’acronimo MEdA, quale punto di riferimento primario per il territorio e luogo di una progettualità collettiva alta e occasione di sviluppo locale.
L'associazione
Il Museo Etnografico di Aquilonia, con tutte le sue attività collaterali, è curato e gestito da una Associazione costituita allo scopo. L’Associazione, apartitica e aconfessionale, attraverso la partecipazione sociale e l’attività del volontariato, opera nei settori museale, biblioteche, editoria, promozione culturale e ambientale, sviluppo locale, formazione e ricerca. La sua forma embrionale nasce il 22 dicembre 1996 sotto forma di Comitato, per poi vedersi formalizzata in “Associazione per la Gestione del Museo Etnografico e della Cultura Materiale di Aquilonia” nel 2001. La presidenza dell’Associazione viene inizialmente assunta dal fondatore Beniamino Tartaglia, e in anni successivi viene affidata, per consuetudine, al sindaco pro tempore del Comune di Aquilonia, con il quale l’Associazione ha sottoscritto una convenzione per il comodato d’uso gratuito dei locali che attualmente ospitano il Museo.
Con l’entrata in vigore della Riforma del Terzo Settore del 2017, che rappresenta una fondamentale novità per le associazioni e gli altri enti non profit nel panorama italiano, nel 2020 sono state adeguate le norme statutarie dell’Associazione del Museo alle nuove disposizioni legislative. Con l’avvenuta iscrizione nel Registro delle Associazioni di Promozione Sociale della Regione Campania, l’Associazione ha assunto la nuova denominazione di “ASSOCIAZIONE PER LA GESTIONE DEL MUSEO ETNOGRAFICO E DELLA CULTURA MATERIALE DI AQUILONIA – APS”.
Con l’entrata in vigore delle nuove norme statutarie, nella seduta del 31/10/2020, sono stati nominati il nuovo Presidente legale rappresentante e le nuove cariche direttive.
Presidente
Il Presidente dell’Associazione eletto dall’Assemblea è il socio Vito Coppola, già stretto collaboratore del professor Beniamino Tartaglia e dell’architetto Donato Tartaglia. Il Presidente è garante massimo della vita associativa, dei valori fondanti e della buona conduzione del Museo Etnografico.
Consiglio Direttivo
L’attuale Consiglio Direttivo, eletto dall’Assemblea, è costituito dai soci:
- Dario Ianneci (Vice Presidente)
- Gerarda Maria Coppola (segretaria)
- Nicola D’Andrea (tesoriere)
- Luciana Strollo
- Valerio Coppola
- Gerardo Abate
Al Consiglio Direttivo, unitamente al Presidente, è demandata la corretta amministrazione dell’Associazione e del Museo Etnografico.