Museo Etnografico di Aquilonia Beniamino Tartaglia

Infanzia

Infancy

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I figli erano considerati la vera ed unica ricchezza della famiglia di una volta, anche se, quando venivano al mondo, erano, sulla base del loro sesso, diversamente accolti. Pur essendo tutti destinati ad essere sin da piccoli gradualmente impegnati nei lavori domestici e nelle fatiche dei campi, i maschi venivano considerati più benevolmente delle donne: queste, giovanissime ed accompagnate da corredo e dote, avrebbero trasferito la loro forza-lavoro al servizio delle famiglie degli sposi; quelli, invece, avrebbero lavorato per sempre per la salvaguardia ed il miglioramento del patrimonio della famiglia di origine.

I bambini, a quaranta giorni dalla   nascita, seguivano la madre nei campi, sistemati in culle portatili che, durante tutta la giornata, per motivi di sicurezza rimanevano sospese ad un ramo di albero di alto fusto. In un nucleo familiare patriarcale, c’era solitamente la nonna o una vecchia zia zitella che provvedeva alla custodia, all’allevamento, alla cura ed all’educazione dei piccoli (in questo caso, il contatto tra madre e figlio avveniva la sera, al ritorno dalla campagna).

Gli oggetti e gli strumenti educativi di seguito indicati e/o esposti nello stand aiutano a comprendere le modalità di crescita e le condizioni di vita dei bambini fino a quasi tutta la metà del   ‘900:

  • Abbigliamento ed accessori: pannolini (fassatóre), fasce, cuffie (mai di lana perché si credeva che facesse cadere i capelli), calzerotti, guanti, guantini (col solo pollice evidenziato), camiciole, corpetti, vestitine (cammeciéll), abitini e cuoricini di stoffa (come talismani), bavaglini, grembiulini, sciarpe, calze con elastici, giacchettina lunga, mantelline, brache fino al ginocchio (con péttela); catenine, pendaglietti (cuore, croce, àncora), orecchini (previo buco ai lombi dell’orecchio);
  • alimentazione: latte materno, pappina in pentolino di terracotta condita con olio crudo (pàne cuótt), cavallini di caciocavallo (per la dentizione), fette di pane duro, ciucciotto di pezza contenente acqua e zucchero;
  • culle: a pavimento e sospese al soffitto, con lenzuoline, guancialino, copertina, velo antimosche;
  • girelli e box;
  • salvadanaio, per educare al risparmio;
  • cantilene, nenie e ninne-nanne, accompagnate dal movimento delle braccia e dal dondolio della culla, per conciliare il sonno e per dare sicurezza;
  • filastrocche: assonanze e rime senza significato, che calmavano e facevano sorridere il bambino, educandone la mobilità degli arti e controllandone i riflessi;
  • preghiere, per l’educazione religiosa;
  • scioglilingua: allitterazione ed onomatopeie per rendere più agile e fluido l’uso dei mezzi espressivi (educazione ortofonica) ;
  • indovinelli: sviluppavano lo spirito di osservazione, le intuizioni, i collegamenti e la prontezza di riflessi ed educavano l’intelligenza;
  • racconti e fiabe.

Children were considered as the real family wealth, and their value was based on their sex. Even though they were all destined, from a young age to assist in the house work as well as work in the fields, the male child was considered the more valuable. The young girls would take away from their family a portion of its wealth as dowry, along with their labor, and transfer it to the groom’s family. The young man on the other hand would have brought into the family his new bride’s labor and dowry.

Infants as young as 40 days, held in portable cradles, would be in the fields with their mothers. These cradleswere often hung from a tall tree branch in order to protect them from animals. It was a patriarchal family. Often it included a grandmother or an unmarried aunt that would take care, baby sit and educate the young children.

Clothes and accessories for children were: underwear, a simple dress, amulets and woolen hats.