Quella dell’ulivo è una delle colture piú antiche dell’Italia meridionale.
Nel nostro territorio lo si trovava tra i filari dei vigneti, lungo i bordi dei campi, in zone collinari e montane, sui pendii e, qualche volta (come nella vicina Basilicata), in altipiani e vallate.
Una volta all’anno bisognava scalzarlo e rincalzarlo (scauza’ e accauza’).
Ogni inverno e verso la primavera, occorreva sfrondarlo (puta’). Da metà autunno e fino a metà inverno, si procedeva alla raccolta a mano delle ulive, o sull’albero (con un sacchetto sospeso alla cintola) o a terra (con l’aiuto di grossi teli strategicamente sistemati); ed alla loro conservazione, fino a quando non fossero completamente maturate e pronte per essere portate al frantoio (trappíto). Qui venivano, con pale e cestoni, immesse in un vascone in muratura, in cui grosse ruote di pietra (màcene) erano fatte girare a tondo dal tràino di un asino o di un mulo o mosse dalla spinta di piú persone. Molite e ridotte in poltiglia, da palette fissate agli assi di raccordo erano spinte verso l’esterno e con contenitori vari trasferite su di un ripiano (fazzatóra) rivestito di zinco. Mani esperte e veloci ne riempivano i fiscoli (frišcule), che erano poi accatastati sulla base del torchio. In tempi antichissimi le olive, messe in un sacco, venivano schiacciate a colpi di pietra: l’olio lo si ricavava immergendo poi il sacco nell’acqua bollente. Di torchi ce ne sono stati vari modelli nel succedersi dei secoli, continuamente modificati dalle innovazioni tecnologiche.
Il primo era costituito da una trave pressante orizzontale, da sollevare o abbassare sui fiscoli, a mano o per mezzo di una vite.
Si passò poi a quello a vite di legno verticale, che scendeva da una traversa a madrevite e recava alla base un’ampia testa a quattro fori, in cui si infilava di volta in volta una stanga che, azionata a mano, la metteva in rotazione in modo da farle esercitare pressione su una pesante asse trasversale, circolare e mobile, la quale, a sua volta, comprimeva la pila di fiscoli contro il basamento in pietra. L’olio spremuto e l’acqua calda versata contro i fiscoli, attraverso un canaletto di scarico, defluivano in una fossa impermeabile interrata o in un mastello.
Il torchio di legno fu sostituito, sempre con colonna a vite, da quello in metallo; da quello idraulico (un pistone, dal basso verso l’alto, spingeva il basamento carico di fiscoli contro l’architrave fissa); da quello elettrico o, in tempi recentissimi, da quello computerizzato.
Con attingitoi di metallo si raccoglieva (pescava) l’olio galleggiante sull’acqua e lo si versava in mastelli e secchi e da questi in giare, vasi, damigiane e bottiglie, per la conservazione. I resti della premitura, la sansa (lu nózz), ripressati, fornivano un olio di infima qualità (olio di sansa) o servivano come combustibile per il braciere o per l’alimentazione di bovini e maiali. Dalle nostre parti , l’olio di oliva si chiamava, e si chiama ancora, “olio buono” (uóglie buóno), per distinguerlo da tutti gli altri oli.
TRAPETARO
Disponeva di un frantoio, un locale in cui macine di pietra ruotanti in un vascone, mosse da persone, asini o muli, frangevano le olive, riducendole a poltiglia che, insaccata in fiscoli di iuta, veniva torchiata liberando l’olio.
Lo raccoglieva con un piatto, lo versava in recipienti, ne faceva depositare il fondiglio e la morchia, cioè la feccia; e poi, con appositi filtri, selezionava l’olio vergine.
Oltre che dell’aiuto e della collaborazione dei proprietari delle olive, che spesso, in attesa del loro turno, rimanevano con lui lunghe ore o nottate intere, si avvaleva del lavoro di operai stagionali sottoposti a fatiche spossanti e non sempre regolate da orari precisi.
Acquistando olive produceva olio in proprio, mettendo in moto anche una proficua attività commerciale.
Olive oil is one of the most ancient products of Southern Italy. Olive trees were planted amongst the vineyard rows, at the edge of a cultivated field, in mountainous, hilly, flat low and high lands.
Once a year one had to till the soil around the tree and each winter and spring it had to be trimmed. Harvest by hand would take place in mid-autumn and the olives would be immediately taken to the mill. Once there, they would be put in a large stone vat in which large mill stones turned and ground driven by mule or donkey power. The pulp would then be put in a press and pressed for oil. The types of presses varied depending on the technological innovations of the times.
The first kind of press was just a plank pressed on the pulp by hand. This plank was then upgraded with a wooden screw as the pressing device. They used hot water to assist in the pressing of the sacks of pulp to facilitate the squeezing out of the oil. The oil and water mixture were gathered in a vat below. Then they used a concave plate to skim the oil floating on top of the water. The oil then would be stored in earthen jars, casks and bottles.
The wooden screw press was later replaced with a metal one. Afterwards the screw was replaced with a hydraulic piston driven press which pushed against a fixed plank. The electric press and computerized press are only a recent development.
The dry pulp that was left over from the pressing process was re-used and pressed once again. This produced low quality oil which would be used only in lamps. The remainder of the pulp from the second pressing was fed to cows and pigs. In our territory, one refers to the olive oil from the first pressing as the “Good Oil” to differentiate it from the others.
THE OIL MILL OWNER
He owned the oil mill with all that was needed for it along with the planks, the grinders and the animals that drove the mill stones. He would collect the pulp and oil and filter them through sacks. He decanted the oil which was then considered virgin olive oil.
He was assisted in his task by the peasants that brought the olives to be milled. Theyoften helped him since they had to wait quite a while for their turn to have their olive pressed. Sometimes they had to wait an entire night. He was also assisted by part time laborers who often had to work long and hard hours.
He also bought olives and thus produced his own oil. This oil he sold for a good profit.
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