Aiutato da cani e solitamente vestito di fustagno, trasferiva continuamente il gregge o la mandria alla ricerca di pascoli migliori, generalmente in collina, nei mesi estivi; in quelli freddi e dopo il raccolto, anche in zone pianeggianti. Sovrintendeva alla nascita degli agnellini, li nutriva e li allevava.
Nomade per antonomasia, aveva un grosso ombrello per la pioggia ed un pagliaio portatile (uacciarúle), un cono di paglia di dimensioni ridotte e leggero, in cui dormiva rannicchiato, coprendone l’apertura con una pelle di pecora o di capra. Issato sulle sue spalle attraverso l’unica apertura, ne seguiva i frequenti spostamenti, effettuati per concimare altri fondi.
Conduceva vita primitiva: indossava brache (vràche) di pelle di pecora, e “uardacòsce“; si nutriva dei propri prodotti, di pane duro (veniva cotto tutto in una volta e doveva bastare per parecchio tempo: settimane, mesi o tutto l’inverno) e di pane cotto in acqua salata e condito con olio. Spesso dormiva per terra, avvolto in un mantello o in una coperta. Proteggeva il gregge ricoverandolo durante la notte nello stazzo (mandra, iazze), che era o mobile, costruito con paletti di legno conficcati nel terreno con poderosi colpi di maglio e destinati a reggere la rete, o fisso, realizzato con staccionate e con pietre a secco o in muratura.
Mungeva le pecore, che gli si fermavano ordinatamente davanti, stando seduto su uno sgabello a tre pioli, per le pecore; per le mucche, dovendosi spostare lui, e per avere le mani libere, utilizzava uno sgabello ad un solo piolo, legato alla vita ed aderente al sedere, che gli consentiva di flettersi in tutte le direzioni. Raccoglieva il latte in mastelle e secchie di legno o latta, filtrandolo con un colino (culatúre), o con un setaccio tondo ricoperto di uno strato di erba (culàma) o con una pezza. In primavera provvedeva, con particolari forbici, a tosare (carusà) le pecore, dopo un loro energico bagno.
Vendeva latte, lana, pecore vecchie, castrati, agnelli, capre e capretti. Alcuni agnelli maschi erano destinati a diventare montoni e le femmine a ringiovanire il gregge.
Evitava accuratamente i pascoli con erba rugiadosa o troppo morbida (come trifoglio o erba medica), perché essa, fermentando nel rumine, creava eccesso di gas.
Nelle lunghe ore della sua giornata, costruiva oggetti in legno: cucchiaioni, forchettoni, tritalardo (arraccialàrde), coppe, scodelle, pestelli per sale (pisasàle), forme per burro e formaggio, spine e rubinetti (mafere) e (pròvele) per tini e botti, gioghi, bastoni (‘ngíne) dalle svariate impugnature, collari chiodati o per campanacci (di legno di olmo e di ogni misura), impastoiavacche, torcimuso, tagliacagliata, “cataríne” (per il conteggio del latte).
Si faceva compagnia suonando melodie popolari su zufoli e zampogne (fràule) di sua costruzione, armoniche a bocca (sunètte) ed organetti (quatte basse).
Together with dogs and a moleskin, he would continuously transfer a herd at the search of better pastures, on hills in summer months and planes in the winter ones. He would oversee to the birth of lambs, he would nourish and bring them up.
A nomad, he would carry with him a wide umbrella for the rain and a light, portable rick in which he would sleep curled up, covering the opening with a goat or sheepskin.
He would lead a primitive life: wearing sheepskin shirts and goatskin breeches; he would nourish himself of his own products and of hard bread boiled in water and salt, with a drop of oil. He would often sleep on the ground, wrapped in a cape or a blanket, and would protect his flock, recovering it at night time in a sheepfold, built with wooden poles to hold up a net.
He’d milk sheep and cattle on a one-legged stool tied to his waist, the size of his bottom, to have free hands at all times. The milk would be collected in wooden buckets, filtered by a layer of grass.
In the springtime, he would see to shearing the sheep with special shears, after having bathed them.
He would sell milk, wool, old sheep, castrated stock, lambs, goats and goat kids. Some male lambs would be destined to become rams and the female ones to rejuvanate the flock. In the long hours of his day, he would build wooden utensils suitable for curdling. He would also keep himself company by playing folk melodies on flageolets and self-built bagpipes, along with harmonicas and accordions.
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