Museo Etnografico di Aquilonia Beniamino Tartaglia

Vino

Wine

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Bevanda molto diffusa nel mondo contadino, sia per combattere i rigori dei mesi freddi sia per affrontare in ogni stagione i lavori pesanti.
La sua produzione, in genere, doveva soddisfare il fabbisogno familiare, ma la presenza, sul nostro territorio, di soprannomi di riferimento (vegnarúlo e starsaiuólo) fa ritenere che qualcuno vi si dedicasse esclusivamente anche per commerciarlo.

Per creare un vigneto, occorreva inizialmente fare “lu šcasce” intero, cioè zappare o arare il terreno a grande profondità o a trincea, scavando fosse a distanza regolare; trapiantarvi poi barbatelle già innestate o interrare vitigni o magliòli (tralci di vite non tagliati), lasciandoli fuoriuscire di poco dal terreno di riempimento; costruire, infine, i filari con sostegni inerti: paletti verticali di legno, ordinatamente distanziati; canne verticali per viti basse; canne orizzontali di collegamento tra i paletti; fili metallici zincati.

Tra una vendemmia e l’altra si svolgevano le operazioni per la nuova annata: la zappatura per l’aerazione del terreno; la potatura dei rami vecchi e superflui (saramènd); la legatura delle viti alle canne, ai paletti ed al filo zincato, con salici, giunchi e ginestre; una seconda zappatura, anche per rincalzare (accauza’) i tronchi; l’eliminazione di germogli inutili (a spudda’), che avrebbero ridotto il nutrimento delle parti fruttifere dei rami; l’insolfatura, con contenitori cilindrici bucherellati ad una estremità o con soffietti a mano, per combattere la muffa; l’irrorazione di una soluzione di acqua, solfato di rame e calce (vérdirama), per combattere i parassiti come l’oidio e la peronòspera; la spampinatura, per una migliore esposizione dell’uva al sole.

Armati di coltelli e forbici, ceste, canestri e panieri (panàre), donne ed uomini, giovani ed adulti, a metà autunno, staccavano dai tralci i grappoli di uva matura che versavano in tinelli per il loro trasporto a dorso di asini e muli verso le modeste cantine dove sarebbe avvenuta la vinificazione.

L’uva veniva versata in grandi tini e pigiata con i piedi (“si vendemmia con le mani, si pigia con i piedi”); oppure, veniva schiacciata dalle pigiatrici meccaniche a manovella. I piú poveri, e per piccole quantità, si servivano dello strizzatoio per i panni (struculatúro) o di un setaccione, su cui premevano a forza di gomito (soprattutto le donne).

La fermentazione del mosto con i raspi per circa una settimana avveniva o negli stessi tini o in botti di grandi diametri (che disponevano di un portellone su uno dei fondi per consentire di manovrare all’interno) o in vasche di legno o di pietra.

Seguivano la svinatura, con versamento, attraverso imbuti di legno (vetriòle), in mastelli e tinozze; la torchiatura con le presse a mano (strengetúre), per una seconda svinatura; la miscelazione dei due prodotti e l’imbottamento, previa filtratura.

Oltre che nelle botti, tutte dotate di tappi (úppele e mafr) di diverse proporzioni, spine, cannelle e rubinetti di legno e metallo, il vino veniva conservato, per tempi inferiori, anche in barilotti (varrécchie), barili, anfore, giare (fusíne), damigiane (rammeggiàne), fiaschi, fiasche, bottiglie e bottiglioni, sistemati in locali freschi (hrótt) perché non si acetizzasse.

Le varietà di vino nel nostro territorio erano: aglianico e moscatella. L’uva malvasia e l’uva moscata venivano utilizzate anche come frutta.

POTATORE DI VITI
Armato di roncole (rungenèddr), ronchetti, falcetti, seghetti e segacci, asce, accétte, cesoie e coltelli, potava i rami secchi e superflui delle viti (saramènd); compiva operazioni di innesto di nuove gemme su vecchi tronchi, attrezzato di coltello, di paglia “óglia” o di refe. In successione, a distanza di qualche mese, legava le viti e ne costituiva filari.

Wine was drunk by the peasants to help keep warm in winter and to ease the hardship of the work in the fields. Peasant families would produce enough wine to last them all year. But some others would also produce more than their need and sold the excess.

In order to plant a new vineyard one needed to dig deep trenches, spaced at regular intervals. In these trenches the peasant transplanted young vines, uncut, sticking only a few centimeters out of the ground. He then used small wooden poles and metal wire to support the new vines.

The field work to be done during the annual cycle was: Digging the soil with a hoe to air it, pruning of old dead branches, tying the vines to the posts and wires with willow branches or reeds, tilling the soil a second time, pruning excessive buds, dabbing sulfur powder on the vines to prevent mold, spraying a mixture of water, copper sulfate, and lime to kill parasites.

In mid- fall, women, men, children, armed with knives and scissors, would harvest the grapes from the vines placing them in baskets that they would empty in wooded tubs. These tubs were carried by donkeys and mules to their cantina (cellar) where they began the process of wine making.

The grapes were placed in large wooden tubs. They werepressed by stomping with one’s feet, or they were crushed by mechanical hand driven machines, if the family possessed one. Those who did not possess such a machine used feet, wooden poles, or other improvised means.

The grape juice, along with the grape stalks and rind, were left for about a week to ferment in large wooden or stone tubs. Once fermented, the wine was filtered-poured with the help of wooden funnels into large casks or barrels. The grape rinds and stalks left over from this process were put through a hand press to squeeze out the remainder of the wine. All the wine was then placed in wood casks or barrels to age it.

The wine that was to be drunk within a short time was stored in small barrels, earthen jars, demijohns, flasks, bottles, all stored in a cool place so that the wine would not turn to vinegar

The two types of wine produced in our area were the Aglianico and Moscatella. The Malvasia and the Moscata grapes were also eaten as table grapes.

The wine was placed in barrels with taps and caps of various dimensions to pour the wine in and out of them. For shorter period of times, the wine was also kept in small barrels, jars, amphorae, demijohns, always stored in a cool place to prevent the wine from turning into vinegar.

VINES PRUNER
He carried hatchets, axes, sickles, saws, knives and other such items. With these he pruned the vines, cutting off the excessive branch growths. He was able to graft new buds onto old vine branches. He also tied the vine branches to the wires and poles maintaining the rows as the vines grew.