Confezionava materassi per famiglie non del tutto povere (le altre vi provvedevano direttamente, in maniera rudimentale, spesso con paglia, sfoglie (còffele) di pannocchie di granoturco, maglioni vecchi, stracci e pezze), o in una propria modesta bottega o, recandovisi con gli attrezzi necessari, presso le abitazioni dei clienti, che fornivano la materia prima: la lana e, qualche volta, crine, piume di galline, anatre ed oche; nonché la tela di due colori, a strisce bianche e blu o marrone.
Gli strumenti di cui si serviva erano il cardalana; un graticcio di canne o tavolaccio sorretto da due cavalletti; forbici; aghi di notevole diametro, curvi e diritti (cucenàre); spago; filo doppio.
Cardava la lana, spingendo avanti e indietro la parte mobile ed oscillante dello scardassatore, dotato di chiodi sporgenti ed opportunamente piegati. Cuciva la tela su tre lati, in modo da formare un sacco a parallelepipedo aperto solo da uno di quelli piú lunghi; e, appoggiatolo su di un piano, lo imbottiva di lana, distribuendola in modo uniforme. Chiudeva i lembi del quarto lato e ricuciva, evidenziandoli, i bordi inferiori e superiori dell’intero sacco con aghi lunghi e curvi e filo resistente. Collegava con dello spago o della cordicella, ad intervalli regolari, il sopra ed il sotto dei due lati piú ampi del sacco, servendosi di aghi piú lunghi e diritti. Tirava e legava lo spago alle due estremità (proteggendo la tela da eventuali strappi con ciuffi di lana) e dava cosí stabilità all’imbottitura e la sua forma caratteristica al materasso. Per i guanciali, bastava cucire il sacco e riempirlo di lana (o piume), ripartendone uniformemente il contenuto (generalmente venivano confezionati in casa dalle donne). Per i piumoni, stendeva la stoffa, vi distribuiva uno strato di lana districata e sminuzzata, lo copriva con un’altra pezza di stoffa, in genere di altro colore, e provvedeva alla trapuntura del tutto, a mano o con una macchina da cucire adatta, attraversando l’imbottita in tutte le direzioni e ricavandone disegni geometrici vari.
Produceva materassi di lana o di crine, guanciali di lana, crine e piume di galline, anatre ed oche; piumini e piumoni (mand).
L’attività del materassaio, intensa soprattutto in prossimità dei matrimoni (i materassi, i guanciali e le coperte imbottite facevano parte del corredo nuziale) e dopo la tosatura delle pecore, è stata spazzata via dalla produzione industriale dei materassi a molle o in gommapiuma e dai loro migliori requisiti di durata, igiene e praticità (non occorre smontarli e rifarli almeno una volta all’anno).
He would produce mattresses, duvets and pillows out of wool, horsehair, feathers of chickens or geese either in a modest workshop of his or going with his tools to clients’ households, who would furnish him with the materials.
Poor families would do the job themselves.
He would card and stretch wool, sew a sort of rectangular sack, stuff it homogeneously with the wool, and close it with stitches. The activity of the mattress maker, which was most intense when weddings were coming up (mattresses, pillows and stuffed duvets were part of the gifted wedding set) or when sheep had been sheared, has been wiped away by industrialization.
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