Museo Etnografico di Aquilonia Beniamino Tartaglia

Filatrice

Spinner

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Forte di un lungo apprendistato sotto la guida di una sapiente nonna, metteva a frutto la sua abilità al servizio degli altri, ovviamente dietro adeguato compenso. Lavorava in casa, dove le clienti le portavano la materia prima, la lana.

In tempi piú antichi, per filarla, si serviva di rudimentali rocche (realizzate con rami di alberi o con canne opportunamente spaccate e sistemate a palla ovoidale ad uno dei capi) e di semplici fusi di legno, costituiti da un’asticella leggermente bombata verso il centro e fornita di un gancio di ferro alla sommità (la fusarola, cioè la ruota-volano, non sempre era adoperata). Procedeva, successivamente, ad avvolgere il filo in matasse o in gomitoli (gliuómmere), grazie all’aspo o naspo, che girava in direzione orizzontale; o all’arcolaio, che girava in direzione verticale); oppure in bobine per il telaio e la macchina per maglieria.

In tempi meno lontani, utilizzava un mulinello ad alette mosso da una ruota a pedale, per trasformare la lana in un soffice e robusto filo torto (pronto per la magliaia e la tessitrice), ricavandolo dai fiocchi o dai bioccoli forniti dal cardatore ed avvolgendolo contestualmente su grosse bobine.

L’attività di filatrice non è piú praticata: vi mancano l’abilità e la convenienza economica.

After a long aprenticeship with a masterly grandmother, the spinner would offer her services under compensation. She would work at home, where her clients would bring her wool.

In more ancient times, to spin wool, she would use rudimental spools, and then proceed winding the yarn in hanks and balls with a reel or spinning wheel. in less ancient times, she used to use a winged reel rotated by pedal-system.

The spinner’s activity is no longer practiced.