Museo Etnografico di Aquilonia Beniamino Tartaglia

Spaccapietre

Stonebreaker

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Mestiere duro e pesante, decisamente monotono, costringeva a restare curvi ed a battere con un pesante martello su pietre di media dimensione, per ridurle a brecciame piú o meno sottile con cui pavimentare a secco i piani stradali (in mancanza dell’asfalto).

Esposto a tutte le variazioni climatiche, alla pioggia, al freddo, al vento ed al sole cocente, protetto da una paglietta o da copricapi precari e di ripiego, correva costantemente il rischio di essere ferito agli occhi da inevitabili schegge o di colpire, per stanchezza, un dito della mano che teneva ferma la pietra da frantumare.

Segni inequivocabili della sua fatica erano l’ingrossamento deformante del braccio che picchiava dall’alba al tramonto e la pelle del suo viso bruciata dalla canicola o dal soffio gelido della tramontana.

Pochi minuti di intervallo, a metà giornata, per consumare il modestissimo pasto portato da casa nella gavetta e per bere qualche sorso d’acqua (raramente di vino) dalla borraccia.

Il lavoro veniva ricompensato non sul tempo impiegato ma sulla quantità di brecciame prodotto, ricavata da un’apposita misura.

Le nuove tecniche di pavimentazione stradale ed i frangipietre meccanici hanno liberato l’uomo da un lavoro da schiavi (mancavano solo le catene ai piedi!).

A hard job, tiring and dangerous due to frequent injuries, the stonebreaker would crumble stones with a heavy hammer, reducing them to smaller pieces for construction purposes.

Unequivocal signs signs of his toil were the deformations of the hand he would use the most, and his face burnt by the heatwave or bitten by the cold.

The job would be compensated non on the time employed but on the quantity of rubble produced.

Modern crushing machines have freed man from this exhausting, slave-like labour.