PIATTAIO
Commerciante ambulante, percorreva le strade dei paesi ed i sentieri di campagna per vendere piatti e zuppiere, “spàse” e “šcafarèie”, di ogni forma e grandezza, colore e qualità, con o senza decorazioni. Di solito si trattava di terraglie o terrecotte, di fattura rudimentale e di grossolana ornamentazione ma di buona cottura: la loro durata era piú importante del loro aspetto esteriore!
Di colore generalmente bianco-ghiaccio o crema, costituivano un corredo indispensabile per ogni famiglia: venivano utilizzate non solo a tavola per contenere cibi cotti o crudi ma anche, specie le “spàse” e le zuppiere, per far asciugare al sole la conserva di pomodoro, per condire le carni tritate del maiale, per produrre l’impasto per i ravioli, per preparare i dolci di Natale e Pasqua e per tutte le attività domestiche relative alla confezione delle varie pietanze.
L’attività del piattaro, tipico girovago oggi scomparso, richiedeva capacità affabulatorie (parlandina) per vendere la mercanzia e combinare qualche buon affare, specie presso le famiglie in cui c’era un matrimonio in vista (i piatti facevano parte del corredo e costituivano il regalo di nozze piú ampiamente diffuso).
CONCIAPIATTI
Si recava presso le abitazioni dei clienti, in paese ed in campagna, per riparare piatti, terrine, zuppiere (šcafarèie), vasi, giare (fusíne) e vasi da notte (càndere), lesionati o ridotti in pezzi, in cambio di cibo o prodotti della terra.
Fornito di trapano a corda, punteruolo – lesina, tenaglie, fil di ferro e mastice, rimetteva insieme, ricomponendo gli oggetti, i cocci di terracotta o i pezzi di scodelle di legno.
Nei minuscoli buchi praticati con il trapano e la lesina faceva passare un sottile filo di ferro, che torceva e serrava con le tenaglie. Anche le stoviglie di legno si saldavano in questo modo; qualcuno, però, usava lo spago (soprattutto se si trattava della scodella in cui di solito si consumava il pasto), perché, inumidendosi, esso tratteneva meglio i pezzi ricongiunti.
L’opera del conciapiatti non è più richiesta da nessuno, grazie alle migliorate condizioni economiche di tutti. Della sua attività non rimane che qualche sbiadito ricordo.
CESTAIO
Intrecciando abilmente salici, vimini, giunchi, fette di canne, rami e sfoglie di nocciolo e di castagno selvatico senza nodi e diritti, ferro zincato e paglia di cereali per le sedie, costruiva contenitori di varia forma e grandezza (da usare in casa o nei campi o per recarsi al mercato, al forno, al lavatoio pubblico); e rivestiva ed impagliava fiaschi e damigiane.
Gli strumenti di lavoro erano: falcetti, coltelli a serramanico e a due manici, cesoie, seghe, trapani con diversi succhielli, falci messorie, roncole (rungenèddre), martelli di legno, mazze di legno, un piccolo banco per l’impostazione degli oggetti da produrre, una “mezzaluna” per plasmare i paletti, un compasso.
Per realizzare contenitori per aridi, metteva i rami di salice e di castagno prima sul fuoco per riscaldarli e poi sulla “mezzaluna” per plasmarli e per ricavarne manici per ceste e sporte; e derivava, da quelli freschi, listelli di vario spessore, che levigava ed uniformava. Per dare inizio alla costruzione del fondo, incrociava otto listelli al centro, li intrecciava con rami piú sottili tenuti a bagno, ne inseriva all’occorrenza altri e batteva continuamente l’intreccio con un maglio o una mazza di legno, per rendere il lavoro piú fitto. Realizzava poi il bordo superiore del contenitore con rami piú grossi, girando i listelli verticali verso l’esterno ed intrecciando il tutto con le bacchette residue della fiancata. Applicava infine i manici, fissandone solidamente le estremità a due listelli opposti con appigli ed intrecci; rastremava con una roncoletta le appendici e le punte sporgenti e rafforzava i manici con alcuni giri di vimini sottili, attorcigliati di traverso.
Per rivestire contenitori in vetro per liquidi costruiva il fondo con tavolette di legno doppie ed incrociate, tagliate a tondo; vi praticava dei fori e vi infilava dei ferri per il telaio, che copriva con paglia di cereali o per sedie; infine, realizzava, in vimini o paglia per sedie, il cappuccio (a tronco di cono), che fissava al resto ad incastro o con una cucitura con spago o filo di ferro dolce.
Produceva, e vendeva da ambulante, ceste, cesti, cestini, cestoni (per frantoi, cantieri edili e mulini), canestri, canestroni, culle, box, cannacamere-granai, rivestimenti per fiaschi, fiasche e damigiane, panieri, panierini, fiscelle per formaggi, gabbie.
Quello del cestaio è un mestiere quasi del tutto scomparso, spazzato via dai materiali e dalle tecniche produttive dell’industria moderna.
DISH SELLER
A travelling salesman, he used to follow town roads and country paths to sell dishes and bowls of all shapes and sizes. They were usually clay or terracotta ware of rustic looks, but of good quality, indispensable for any family.
The activity of dishware salesman, a typical rover nowadays vanished, requiredgood persuasive skills to sell the merchandise and whip up good deals, especially amongst the families with an upcoming wedding (dishware was part of the bridal trousseau and was the most common wedding gift).
CROCKERY REPAIRMAN
He would travel to people’s homes to repair broken, fractured or fragmented dishes, bowls, tureenes, vases, jars or chamber pots in exchange for food or crops. Equipped with a rope activated drill, an awl, pliers, iron wire and mastic, he would put objects back together. Improved economical conditions and lifestyle have made made his work unnecessary, and what remains of it is just a vague memory.
BASKET MAKER
Skilfully weaving willow twigs, wicker, rushes, strips of reed, hazel and wild chestnut twigs, galvanized iron and cereal, he would make containers of various shapes and sizes for domestic or outdoor needs, and he would dress flasks and carboys with straw too. with cereal straw he would make chairs.
The tools of the trade were sickles, jack-knives, double handled knives, shears, saws, drills with several gimlets, pruning hooks, wooden hammers, a small counter and a compass.
To make containers for dry substances, he would weave willow and chestnut branches , strips of reed and rushes. to dress containers for liquids, he would use straw and wicker.
This profession has almost entirely disappeared.
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