Il pagliaio era una capanna-rifugio per persone (raramente anche per animali), contro l’inclemenza del tempo. Era un prisma a sezione triangolare con due fiancate spioventi ed una sola apertura, sul davanti.
All’interno, su un pavimento rettangolare in terra battuta ricoperto da uno strato di paglia o di foglie di pannocchie di granturco (còffele), un giaciglio approssimativo e rudimentale per un’eventuale siesta; sospesi alla trave di colmo, la “mappata” con il desinare e, qua e là, qualche indumento; in un angolo, alcuni attrezzi da lavoro.
Le pareti erano interamente composte di steli secchi di frumento (curm) e/o di fusti di mais (stòcchie), misti a canne selvatiche (cannazz), a copertura di un telaio in tronchi di legno, sapientemente e solidamente legati tra loro con filo zincato.
Spesso tutta la costruzione poggiava su un muretto di pietre a secco di alcuni decimetri, per evitare che marcisse.
Poco distante, un accenno di focolare ed utensili per la cottura di qualche pietanza.
Il vano d’ingresso, in caso di pioggia o di vento freddo, veniva chiuso da un rozzo telo, sistemato in maniera precaria e provvisoria. Incombente il rischio costituito dai serpenti e da sempre possibili incendi.
The haystack was used as a tent in which to repair from the inclement weather. It was in the shape of a triangular pyramid with two sides slanting all the way to the ground and an opening on the front of the third side.
The walls were made of dry wheat stalks or corn stalks intermixed with wild canes and these covered a frame. The frame consisted of thick tree branches held together with zinc tie wire.
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