Era il trasferimento dei fastelli (hrègn) sulle aie, che avveniva anche di notte, durante le operazioni della mietitura (che si protraevano per un mese circa) o al loro termine: sulla testa delle donne, assemblati tra loro (ma in numero ridotto) con legacci di vario genere o racchiusi in grossi teli; o legati e caricati su basti o su slitte rudimentali (sdràule); o sistemati, piú frequentemente, in appositi e caratteristici cestoni (‘ngègn), aggrappati al basto di asini e muli, la cui bocca era imprigionata in particolari gabbie di ferro zincato (panarèddr), perché non si cibassero delle spighe destinate all’alimentazione umana; o su carri agricoli opportunamente attrezzati e trainati da buoi.
Su di uno spiazzo adiacente all’aia, in attesa (spesso lunga) del turno di trebbiatura, i fastelli andavano a formare covoni di notevole grandezza: “casazz” (un cilindro sormontato da un cono) e “bangh” (un cubo o un parallelepipedo sormontato da un prisma triangolare in posizione di frontone), con ripidi spioventi per lo scivolo veloce dell’acqua piovana.
The carratura refers to the transport of the bundles and sheaves from the field to the threshing areas. It took place at night during the time of the harvest. Women tied up or bundled up the sheaves in various ways and then carried them on top of their heads. The wheat was also carried by rudimentary sleds, or it was placed in large baskets which then were carried by donkeys or mules. The animals were muzzled so they would not eat the cereals they were carrying since these were destined for human consumption. Large carts, pulled by oxen, were also used for the same task.
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