BRUCIATURA DELLE STOPPIE
Dopo la mietitura dei cereali, la carratura e la spigolatura, e prima che avessero termine le operazioni di trebbiatura (che, per i capricci della meteorología, duravano a volte fino alla fiera del 12 Ottobre), per avere campi puliti e sgombri da zappare o arare, piú persone provvedevano alla bruciatura dei resti della falciatura.
Ripulivano (struppenesciàveno) una fascia perimetrale (precisa) del campo (restóccia), larga qualche metro, con zappe e zapponi, spostando con rastrelli (rambíne) e forche il materiale di risulta, infiammabile, verso il suo centro, per ridurre o eliminare il pericolo di propagazione del fuoco e di danneggiamento dei fondi adiacenti o dei boschi vicini.
Quando la sicurezza era garantita, sul calar della sera, allorché le stoppie si incendiavano meno rapidamente per l’aria piú fresca, le si dava alle fiamme, controvento, accendendovi focolai in piú punti strategici e smistandoli con l’aiuto di rastrelli in varie direzioni, in modo da assicurare una bruciatura uniforme. Si interveniva, altresí, con grosse ramazze di ginestre a spegnerle, se le fiamme (vamb) imboccavano direzioni pericolose.
Occorrevano conoscenza della direzione del vento, diligenza nelle operazioni preparatorie, prontezza di riflessi per ogni tipo di intervento, massima attenzione, prudenza e provata resistenza alla fatica ed al caldo.
I bambini si incantavano e si divertivano in presenza dei falò, che spesso assumevano dimensioni gigantesche, di una suggestività unica.
CONCIMAZIONE
Prima della zappatura o dell’aratura del campo, si provvedeva alla sua concimazione. Servendosi di rudimentali barelle a mano (baiard) o di slitte (sdràule) o di carriole o di tinelli (zemmíne) dal fondo ribaltabile (per un loro piú rapido svuotamento) o di sacchi vecchi di iuta (téla r’ardíca), caricati su asini e muli con basto, o di improvvisati contenitori issati sulla testa delle donne o sulle spalle degli uomini, vi si trasferiva qualunque materiale fosse ritenuto utile per ingrassare il terreno ed alimentare le piante.
Si trattava di sostanze organiche in decomposizione fortemente fosfatate; di letame (stiéro) formatosi nelle stalle (paglia macerata da escrementi ed urina animali) o raccolto negli stazzi di ovini e bovini; di fertilizzanti naturali provenienti da concimaie, letamai e maceratoi (in cui il prodotto veniva stipato e fatto maturare); e di cenere dei focolari (quella derivante dalla bruciatura delle stoppie era già in loco).
Il concime, con forche, zappe, pale e rastrelli a piastra o a denti (ruótele e rambíne) veniva distribuito il piú uniformemente possibile in tutto il fondo (in aggiunta agli escrementi lasciati dalle pecore al pascolo) per cospargerne la superficie e renderla più fertile (cunza’).
Per la scarsezza o la mancanza quasi totale di concimi naturali, oggi si fa uso esclusivo di quelli chimici, preparati in grandi complessi industriali.
BURNING STRAW IN THE FIELDS
After the harvest of the cereals, in order to have the fields clear and ready to be plowed, the peasants burned down the stalk in the fields that was left over from mowing and harvesting.
FERTILIZATION
Before the field was tilled or plowed it had to be fertilized. The peasants used rudimentary stretchers, sleds, wheelbarrows, wooden tubs or old jute sacks carried by donkeys or mules where they placed whatever they deemed useful as fertilizer to feed the future plants by spreading it on the field.
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