Fotografo

Operava spesso in trasferta, in occasione di matrimoni o di altre circostanze liete; e, come ambulante, nelle piazze, sui sagrati e lungo le strade di paesi e città. Possedeva anche un locale in qualche modo attrezzato per le esigenze del suo lavoro: alla parete, coltre damascata e panorami campestri a stampa come sfondo; davanti, a terra, pietre piatte sovrapposte, per farci salire su il marito piú basso (perché non sfigurasse al confronto con la moglie); e colonnina di pietra o di legno, per appoggiarci il gomito e mettersi in posa; al centro, la macchina fotografica a cassetta su trespolo. Altri strumenti del suo mestiere: una macchina a soffietto; lastre di vetro da impressionare o già impressionate (dagherròtipi), matita nera e matite a colori.

Nella “camera oscura”: vasca con acqua, acidi, carta sensibile, pinzette e stenditoio. Sviluppando il negativo, attraverso il fissaggio, il lavaggio e l’essiccazione, e procedendo, dopo eventuali ritocchi e colorazione, alla stampa con il torchietto ed agli ingrandimenti richiesti, produceva foto a posa intera, a mezzobusto, istantanee, paesaggi, interni e gruppi.

L’attività del fotografo si è oggi sensibilmente modificata negli strumenti, nelle tecniche, nei materiali, nella qualità e nella diversificazione dei prodotti: diapositive, films, computerizzazioni, scannerizzazioni e fotomontaggi.