Museo Etnografico di Aquilonia Beniamino Tartaglia

Abitazione contadina

Farmer's home

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LA FAMIGLIA

Monolocale polifunzionale, la “casa” di una volta era costituita da un unico ambiente, che comprendeva gli spazi che oggi sono propri di un appartamento di piú stanze. Essa si identificava con le vicende e con la storia della famiglia. Era il luogo in cui si nasceva, si viveva e si moriva.

Vi dominavano, non per imposizione ma per convinto rispetto, la volontà e l’autorità del più anziano, che, sentiti gli altri, decideva senza possibilità di ripensamenti o rischio di opposizioni. Nella famiglia patriarcale, il vecchio era il timone che regolava ogni aspetto e momento della vita del gruppo, dal cibo ai divertimenti, dal lavoro ai matrimoni; era il vertice della gerarchia piramidale a cui si dava il “Voi” e si doveva obbedienza e sottomissione e davanti al quale bisognava tacere fino a quando lui non concedesse la parola. Non correva il rischio di essere spodestato e poteva liberamente abdicare a favore del figlio maggiore, qualora avesse avvertito che i segni della sua forza andavano scemando o scomparendo, che i malanni si aggiungevano al calo delle sue energie e che poteva ormai andare incontro alla morte con serena accettazione, felice di avere scelto una buona moglie e di lasciare dei figli costumati e soddisfacentemente sposati e tanti nipoti. A tutti i familiari disposti intorno al letto dettava autorevolmente le sue ultime volontà, raccomandava l’”onore” della famiglia e suggeriva seri percorsi di vita, in attesa di ricevere l’estrema unzione.

La “casa” era un autentico tempio in cui gelosamente venivano custoditi e venerati valori di ordine morale e religioso indiscutibili; e la sacerdotessa celebrante ne era la madre anziana, che li trasmetteva alle nuove generazioni, con l’esempio di una vita votata all’educazione dei figli ed alla coesione solidale del gruppo. Lei era anche elemento equilibratore nelle eventuali contese tra padre e figli o tra fratelli; il fulcro delle relazioni sociali e la “vestale” del focolare domestico. Gestiva le risorse alimentari, distribuendole saggiamente nell’arco dell’intero anno; governava la “casa“, l’orto e la stalla. Se le madri non avevano a chi affidarli, sistemandoli in una culla collocata sulla loro testa, portavano con sé i figlioletti nei campi, dove aiutavano i mariti nei lavori adatti anche a loro.

In casa c’erano frequentemente vecchie zie non maritate che collaboravano nel disbrigo delle faccende domestiche, accudivano ai bambini, confezionavano indumenti di lana (cardando, filando e sferruzzando), rammendavano e preparavano il pasto serale; e zii anziani, non più idonei alle fatiche della campagna, che intrattenevano i piccoli e badavano a governare gli animali domestici.

Infine, c’erano i fanciulli, che portavano al pascolo la capra o il maiale e raccoglievano le ghiande o le foglie grasse per nutrirli; e gli adolescenti, che già aiutavano i padri in quasi tutte le attività agricole.

Nella casa, a sera, la famiglia si ricomponeva e si ritrovava, tutta intera, a celebrare il rito della comunione del gruppo, ad assaporare il meritato riposo, a rinsaldare i vincoli di solidarietà, a gioire degli affetti, a verificare e a rafforzare le regole: una vera agape, intorno ad un povero desco.

L’IGIENE
Tutti gli indumenti puzzavano di sudore e di grasso irrancidito, di fumo del focolare e di tabacco ed erano pervasi dalla polvere: non ci si lavava frequentemente!
Non si faceva il bagno; ci si detergeva quotidianamente solo la faccia e le mani; episodicamente, alcune parti del corpo (petto o seno, gambe e piedi) ma mai i genitali, per evitare di eccitarli (la Chiesa vi intravedeva una occasione di peccato!).
Quando, colti da un temporale estivo o dalle piogge e dalla neve della stagione fredda, si inzuppavano di acqua, gli indumenti venivano asciugati alla fiamma ed al calore del camino, continuando a rimanere addosso alle persone.
Barba, una volta alla settimana; una volta al mese, tagli di capelli: rapati a zero, corti, lunghi; inesistente lo shampoo o anche il semplice lavaggio, donde la presenza diffusa di pidocchi, che venivano schiacciati tra le unghie dei pollici, dopo una “cerca” attenta e diligente; oppure storditi con un abbondante insolfatura e poi tirati via dalla testa con un pettine dalla dentatura molto fitta e stretta.

I SETTORI, L’ARREDO, LE SUPPELLETTILI 

  • Ingresso (facciata interna): amuleti, talismani ed oggetti apotropaici, a difesa della casa dai malefíci e dalle “ianàre”; attaccapanni con scialle pesante per donne e cappotto a ruota (tabbarr) per uomini; “còppele” e “cappiéddr“; bastone (‘ngino); ramazza di saggina per la pulizia del pavimento e come talismano; lampada portatile per ispezioni notturne;
  • Toilette e lavanderia: lavabo (vacíle), conca, tinozza (cauràro), sfregatoio-strizzatoio (struculatúro), sapone e cenere per liscivia (ressía); contenitori di legno (varríle) o di coccio (cícene) per acqua potabile;
  • Zona notte: culla; lettone (vi dormivano fino ad 8 persone, metà “ra càpo” e metà “ra piére”), con saccone di pannocchie (còffele), giroletto (turnaliétt), coperta imbottita (manda), coperta di tessuto di lana grossa (cupèrta re terlíce), copertino (cótra), sostegni di ferro (scànnele); spazio sottostante, con, sparse sul pavimento, alcune derrate alimentari (patate, mele, noci) e la cova per la chioccia; culla pensile per difendere di notte i piccolissimi dai topi (sospesa al soffitto nella parte piú calda della casa per il tepore proveniente dai corpi alloggiati nel lettone, era facilmente fatta oscillare grazie ad una cordicella che la collegava al polso della madre, la quale, dopo un paio di strattoni, poteva riprendere il sonno interrotto); monaco (scarfaliétt); vaso (pisciatúro) e càntaro (cacatúro); ritratti, quadri, lampade, l’occorrente per il fumo del capo famiglia (pipa, cartine, tabacco), scaldini, “furcèddra” per ripianare il materasso; guardaroba (cassa dei panni, contenente il corredo); braciere con asciugapanni;
  • Riserve alimentari: granaio (cascióne), contornato da cesta, canestrone, giara, fiasca da vino, misure per aridi, crivello, panieri, cestini; e, sorretto da ganci al soffitto, un lungo palo di legno o di ferro (la pèrteca), deposito aereo di derrate: ortaggi secchi (agli, cipolle, peperoncini, “currésce re cucózze“); lardo, ventresca, prosciutti, spalle, salsicce, soppressate, capicolli, cotenne, pancetta, orecchie, coda e zampe, “‘nnoglia”, vescica contenente sugna; e della lavorazione del latte (caciocavalli, butirri, cacio, ricotta e cacioricotta), poggiati su una tavoletta o contenuti, per proteggerli dalle mosche, in una “muscaróla”;
  • Cucina: legna da ardere, forno e relativa attrezzatura (“ruòtelo, “mùnnelo, scupiddr“, pala di legno, lucerne ad olio ed a petrolio); su mensole, vasi e pentole per alimenti a lunga conservazione; focolare, corredato da numerosi sgabelli e dalla cattedra dei vecchi, da cui impartivano gli insegnamenti appresi dai loro nonni ed affinati dalla lunga esperienza di vita e di lavoro; paiolo sospeso alla catena (camastra); treppiedi, pignatte, “pignatiéddr”, scodelle; pestello di legno e di pietra (pisasàle), macinino per l’orzo, zucca portasale, portasale in legno; posateria (da notare le forchette con i rebbi artatamente distanziati per prendere più cibo dal paiolo, che era collocato su uno sgabello capovolto). Accanto al camino, l’angolo dei bambini e della nonna, con rocca, fuso, matassatore, gomitolo, ferri per maglieria, calze e box per infanti, con incavo per ceci di intrattenimento (il girello che non gira, nel quale il bambino spesso, ancora imbalsamato nelle fasce, rimaneva per lunghe ore dormendo a volte in piedi); piattaia con piatti, zuppiere, “spàse“ e “šcafarèie“; il telaio in legno a cui era sospesa la “rama”, il complesso di utensili in metallo (e non) per cucina (tegami, padelle, teglie, pentoloni “stufaróle”, taglieri, tritalardo, imbuti, mestoli, palette, coltelli, tostini, casseruole, schiumarole (šcummarèddr), forchettoni. Tavolo da lavoro per la manipolazione della carne per salami ed altro, su cui poggiare all’occorrenza la madia (fazzatóra) per l’impasto e la lievitazione del pane; cassa per farine, di frumento e di granoturco. Alla parete: spianatoio (lahenatúro), matterello dentellato (maccarnàle), tavola per impastare, spianare, tagliare e sagomare maccheroni, tagliatelle, orecchiette di gatto e di prete, gnocchi (cíngule), ed imbottire ravioli (hravaiuóle); setacci, palette, scopini, taglierini dentellati (tagliasfringe); contenitori per aridi (mesura e quartàro); giara (fusina) per la conservazione sotto aceto dei peperoni o delle castagne o dei legumi secchi.

THE FAMILY
The ‘home’ of the old times was a multifunctional one-roomed structure, leading into the byre or the stable. It was the identification of the family, with all that it did day by day, and had done through the years.

It was the place where common people would be born, would live and eventually would die. The place where cheerful or sad episodes of life would be celebrated, where matters would be discussed by all, conclusions would be drawn, decisions would be taken and the future would be planned. Stories from the past would be narrated here, with educational purposes; it was here would the rules and the meaning of life be somewhat understood: in this poor haven, people would help each other understand the world, distinguish good from bad and right from wrong; family life would be organized here.

The will and authority of the eldest man, who had gained the most experience, would be dominating in his house. He would listen to everyone and make his firm decisions with no chance of thinking it over and no room for objections. In the patriarchal family, the eldest man was at the helm of family life; every other member owed him obedience and submission, and, in discussions, couldn’t talk until he said so. When his energies would be diminished, he would entrust his eldest son with the responsibility of running the house. At the moment of his death, the family would be gathered around the death bed and the dying man would dictate his final instructions to everyone with authority, commend the family honor unto them and advise which paths to take in life, awaiting to receive his last rites.

The household was an authentic ‘temple’ in which indisputable moral and religious virtues were guarded, and the eldest mother was their priestess, who passed them on to the new generations. She was the fulcrum of domestic social life and the vestal of the hearth. She would manage food supplies, wisely rationing them to last a year, and take care of the house (clean, cook, patch, wash, plan the year’s housework, etc.), the vegetable garden and the stable. Domestic economy was entirely in her hands. She would also contribute to working the land, taking the younger children with her.
Elderly unmarried aunts were frequently in the house, collaborating in doing the household duties.

Finally, there were children; they would take the family goat or pig out to graze and gather acorns or thick leaves to feed them with. Teenagers would go help their fathers with almost any agricultural activity.

In the evening, the entire family would reunite and recompose themselves at home to celebrate the rite of the family communion, to enjoy well deserved rest and strengthen the bonds of solidarity, rejoice of family affections, and to verify and strengthen the family and social rules.

HYGIENE
All clothes reeked of sweat, rancid grease, tobacco and smoke from the fireplace. They were quite dusty: only seldom would people wash!
People would not take baths; every morning they would wash their face and hands with only water; only on particular occasions would they other body parts ( chest or breasts, legs and feet), but never their intimate parts to avoid arousing them (the church considered it an occasion to be sinful).
When, caught in a summer rainstorm or winter precipitations, people would get soaked; their clothes would either be dried at the flames and heat of the fireplace or they would remain wet on the person wearing them.
Beards would be shorn once a week, hair would be cut once a month: shaved completely bald. Shampoo was not used, nor was hair washed, hence the diffuse presence of lice.  

SECTORS, FURNITURE AND FURNISHINGS

  • Entrance (on the inner face): amulets, talismans, charms and apotropaic objects, to protect the house from evil and from witches; coat hangers, a cane, a sorghum broom that also served as a charm; a portable lamp;
  • Toilet and laundry: sink, basin, tub, wringer, soap and ashes for rye; terracotta or wooden containers for drinking water;
  • Sleeping area: a cradle; a big bed (up to 8 people slept here, half on the upper part, and half on the lower, all horizontally) with a wool mattress or one made of the ears of corn; under the bed were foodstuffs (potatoes, apples, nuts) scattered on the floor and the hatching for the hen; a hanging cradle, a warming pan, a pot to urinate and defecate in; portraits, pictures, lamps, things the head of the family needed to have smoke (pipe, rolling papers, tobacco), a chest for clothes, a brazier with a hangers for clothes to dry;
  • Food reserves: a granary surrounded by baskets, a jar, a wine flask, measures for dry substances, a sieve, bread baskets; a long wooden pole supported by hooks on the ceiling that functioned as a mid-air deposit for foodstuffs;
  • Kitchen: wood to burn, an oven and related equipment; on shelves were vases and pots for long conservation food; a fireplace, furnished with numerous stools and with the grandfather’s chair and all the kitchen utensils. Beside the chimney was the children’s corner, with a wooden holder for the youngest ones: a sort of hole where the infant was placed; it was also the grandmother’s spot and it held all things needed to spin wool. There was a work table for the preparation of meat, salami etc., the trough to knead and leaven bread in, a chest for wheat and corn flours. On the wall was a notched rolling pin, a board to knead and prepare pasta of all shapes; there were also small utensils, containers for dry foods, a jar to store pickled peppers, chestnuts or dried legumes.