ATTIVITÀ PROFESSIONALI
Agrimensore
Era un perito agrario che aveva temibili concorrenti in due figure presenti nel mondo contadino: il pratico di campagna (re fòre) e l’apprezzatore (apprezzatóre), che col tempo finirono per diventare suoi assistenti. Aveva conoscenze di geometria teorica, di trigonometria rettilinea e di botanica e doveva saper rapportare le misure dei terreni sulla carta ricavandone un disegno e definendone l’esatta superficie, con la divisione della figura irregolare in tante figure regolari. Si serviva sul campo di una o più rolline, di uno squadro su un treppiedi (un cilindro di rame, segnato in quattro punti per mezzo di due fessure ortogonali), con cui individuava gli angoli retti sul terreno, di canne e mezzecanne della lunghezza di metri 4,24 e di metri 2,12, di corde, di passi e di palmi. Traduceva le superfici in “sàcche, túmmele, mezzètte, quàrte, miézze quàrte, mesùra e metiéra“, termini corrispondenti ufficialmente ad are 60, 40, 20, 10, 5, 2 e 1, e comprensibili dai contadini perché indicavano la quantità di grano occorrente per la loro semina. Distingueva la destinazione e la qualità degli appezzamenti (irrigabili, arabili, seminativi, vigneti, boschivi, pabulativi e prativi, ortivi, incolti, con o senza acqua, esposti o non ai venti, vicini o non ai corsi di acqua, con o senza frane, fertili o sterili, pietrosi o argillosi, di terra bianca o nera, ecc…) e ne faceva una stima adeguata. Il suo sapere e la sua onestà dovevano garantire, in caso di compravendita, da contrasti e liti sempre in agguato.
Farmacista
Venditore di spezie (donde, “spedire“ la ricetta) era la mano destra del medico, il preparatore e distributore di medicamenti, l’intellettuale dalle funzioni polivalenti, tra le cui mani passavano le illeggibili ricette per essere tradotte in talismani farmacologici dagli effetti solitamente insondabili. Spesso, però, i parenti dei malati, delusi e traditi per i risultati negativi, consideravano la farmacia una bottega da guardare con sospetto. In realtà, l’onnipresente aggressione dei morbi creava una diffusa sensazione di inutilità della sua attività professionale.
Nel Medioevo e fino ai primi del ‘900 era colui che si occupava della preparazione delle medicine. Solitamente aveva una bottega, chiamata speziéria, all’interno della quale effettuava anche attività di vendita delle spezie e delle erbe medicinali.
La “speziería“ era, tuttavia, vista anche come un deposito delle meraviglie della natura (fiori, foglie, radici, semi, frutti, erbe) ed un magazzino di conservazione attiva, di elaborazione e di metamorfosi combinatoria dei segreti e delle virtù dei “semplici “ (piante medicinali). Bisognava realizzare le composizioni liquide in fase di luna calante (quella crescente ne avrebbe sconvolto violentemente la fermentazione e le maturazione). Nella bottega dello Speziale si trovavano inoltre profumi ed essenze, i colori usati in pittura e dai tintori, la cera e le candele, la carta e l’inchiostro e spesso anche dolci speziati preparati dallo stesso Speziale.
Strumenti di lavoro erano le vatine, i vasi, i boccali, gli alambicchi, le scatole, le bilance, le spatole, i mortai, ;, ricettari ed antidotari, torchi in cui pestare, lavare, infondere, cuocere, distillare, comporre composti, e conservarli; preparava sciroppi, unguenti, pozioni, balsami, linimenti, pomate, calmanti, lassativi e diuretici. Vendeva molto chinino, medicinale a largo spettro.
Durante la giornata, periodicamente, nel suo locale si riunivano, come per un “ìnclito collegio“, i maggiorenti del paese, proprietari terrieri, preti e professionisti, per pre-decidere i futuri atti amministrativi o anche solo per redigere il “giornale parlato“ del paese o per pettegolare. Già nel millecinquecento a chi volesse svolgere l’attività dello Speziale era richiesta preparazione e competenza controllate dalla Corporazione degli Speziali.
Nell’ottocento agli Speziali era richiesta la conoscenza della Grammatica, della Scienza Medica, e della Chimica.
Notaio
Pubblico ufficiale, non necessariamente fornito di laurea (bastavano studi classici, una buona grafia ed un patentino), stendeva testamenti, atti e scritture; li rendeva pubblici autenticandoli con il suo timbro e la sua firma; li teneva in deposito e, su richiesta degli aventi diritto, ne rilasciava copia. Il rògito (lu strumènde) era un capolavoro di bella scrittura, di frasi magniloquenti, di stile ornato ed enfatico, il tutto sorretto da una corretta architettura sintattica e da un vocabolario arioso pur nei suoi limiti tecnici e curialeschi. Il contenuto era articolato, legato più agli schemi formali che alla sostanza. Sorprendente, nelle stipule, la presenza quasi costante di un “pozzo al centro di un vigneto” (anche se in realtà non c’era mai stato e non c’era); e ciò solo perché l’espressione era riportata nel “Massimario” (una raccolta di tipologie di scritture di compravendita). Un aneddoto racconta che un notaio, letto il rògito, ai contraenti che decisamente negavano l’esistenza del pozzo ordinava di realizzarlo, pena la nullità dell’atto, perché in esso così era scritto!
Nella vita della comunità il notaio contava molto. Rappresentante di una delle famiglie dei “signori”, conosceva le situazioni patrimoniali, mobili ed immobili, di tutti; era il depositario di volontà e decisioni non rese pubbliche; dava consigli, suggeriva soluzioni, favoriva accordi e, non di rado, quando ne ravvisava la convenienza, acquistava in proprio. La sua era un’attività lucrosa, sogno ricorrente di quei contadini che, pensando ad un futuro economicamente solido di qualche figlio che mostrasse attitudini allo studio, affermavano perentoriamente: “Tu aia revendà nutàre!“.
Avvocato
Abilitato a trattare cause civili e penali, negli angusti ambienti paesani o puntava sul posto fisso (segretario comunale e cancelliere) o si riduceva a svolgere una serie di piccole attività di ripiego, non sempre coerenti con le finalità degli studi compiuti: procacciatore di affari, consulente generico, sensale di un certo livello.
Causidico ed “azzeccagarbugli”, trovava il suo momento di gloria (solo agli occhi dei suoi patrocinati) nelle udienze penali della locale Giudicatura (poi Pretura), quando si esibiva in logorroiche ma inutili arringhe, infarcite di inopportune citazioni, non giurisprudenziali ma di ricordi del mondo classico, per trattare imputazioni di poco peso e non meritevoli di tanta liturgia (schiamazzi, ubriachezza molesta, taglio e furto di legna da ardere nei boschi demaniali, pascolo abusivo, modificazioni di confini, risse, minacce, bestemmie, resistenza a pubblici ufficiali, vilipendio, furti di povere cose).
Nelle vertenze civili, da esperto maneggione, con i suoi difesi fingeva di darsi da fare allo spasimo per sostenerne gli interessi. In entrambi i casi cercava di giustificare la parcella.
Come avvocato di ufficio, si limitava, laconicamente, ad affidarsi “alla clemenza della Corte”. “Citare alla Corte” (chiamare in giudizio) era una minaccia frequente con cui i contadini mostravano di non avere fiducia in una giustizia che applicava leggi e norme non concordanti con il loro comune sentire e manifestavano il timore di finire nella sua rete. Pertanto, nutrivano poca stima per l’avvocato, da cui stavano alla larga. La sua professione era, spesso, la pedana di lancio per carriere politico-amministrative.
Ostetrica
È stata nel corso dei secoli la figura più vicina alla donna nel percorso della fertilità e della maternità. La sua occupazione principale era quella di far partorire (sgravà) le donne. Si ricorreva a lei volentieri, con fiducia e familiarità. I suoi consigli e le sue pratiche servivano a curare anche i mali della sfera femminile.
Chiamata un tempo levatrice o mammàna o vammàna, era una figura di riferimento importante in ogni comunità piccola o grande ; conosceva da vicino ogni famiglia e rappresentava una guida rispetto alla salute della donna in generale, oltre che a quella procreativa; confidente privilegiata non solo sulle problematiche femminili ma anche dei problemi della coppia e della famiglia.
Storicamente la categoria delle mammàne era costituita da donne di varia e discutibile provenienza e cultura. Fino alla fine dell’ottocento erano donne esperte di parto per averne assistiti molti in compagnia di altre mammàne, spesso anziane prostitute o donne di facili costumi che per guadagnarsi da vivere aiutavano le donne a partorire o praticavano aborti avendo sperimentato quelle pratiche su se stesse, come pure assistevano a parti di figli illegittimi o addirittura commettevano infanticidi.
Fino alla fine degli anni sessanta da sola gestiva nelle abitazioni delle partorienti il parto naturale e solo in casi di gravi patologie si avvaleva dell’aiuto del medico. Dall’inizio del secolo scorso furono istituite apposite Scuole per la preparazione alla professione.
FIGURE DI AUTORITÀ
Sacerdote
Gli era dovuta una timorosa soggezione, anche se la sua autorità era talora lontana dai problemi della gente comune. Erano innumerevoli le ragioni, al di là della sua funzione specifica, per le quali si ricorreva a lui: dirimere liti, sovrintendere sull’equità delle divisioni ereditarie, dare pareri su acquisti e vendite e sull’opportunità di fare studiare i figli, fornire notizie ed informazioni sugli aspiranti fidanzati e sulle ragazze da marito, praticare l’esorcismo ed intervenire contro i capricci della meteorologia (siccità e temporali). In genere, era considerato non in grado di difendere la povera gente dai “signori”, dalle cui famiglie spesso proveniva e che, si premurava di arricchire ulteriormente. Molti di loro amministravano, traendone profitto, i beni ecclesiastici.
Esattore comunale
Incomprensibili e quindi non accettate ma solo subite la sua figura e la sua funzione. Rappresentava l’autorità comunale e lo Stato, entrambi gestiti dai padroni e dai “signori”, considerati sfruttatori e parassiti dalla povera gente che pagava tasse, canoni (càneve), imposte, dazi e balzelli vari in cambio di niente: né strade né scuole né giustizia né sicurezza né assistenza sanitaria. La tendenza era quella di eludere ed evadere i tributi, “farsi furbi e fregare” lo Stato, entità astratta e lontana, ed i “signori” proprietari della terra, delle case, degli animali e spesso anche della vita di tanta gente.
Carabinieri
Erano ritenuti non al servizio della gente ma di uno Stato, non avvertito come proprio, e dei “signori”, dei quali difendevano le posizioni e gli interessi costituiti. Intervenivano pesantemente per reati non considerati tali nel mondo contadino: bestemmia, ubriachezza (molesta e non), schiamazzi notturni, turpiloquio e risse. Raramente scoprivano e catturavano i ladri.
Guardie comunali
Erano lo spauracchio dei bambini, sempre rumorosi e pericolosi nei loro giochi, oltre che degli adulti, le cui infrazioni erano frequenti perché spesso non comprendevano e non condividevano lo spirito delle norme imposte dai regolamenti dell’Amministrazione.
Guardie forestali
Erano lo spauracchio di chi si recava nei boschi demaniali, a tagliare legna o a pascolare abusivamente.
Postino
Mestiere antico e faticoso, soprattutto nei piccoli centri rurali. Quando l’autobus (pustàle) non viaggiava per le intense nevicate, era lui che provvedeva, con immani sacrifici, con l’aiuto di un mulo o di un asino, al recupero della corrispondenza rimasta ferma presso il vicino scalo ferroviario. Sistemata poi in un grosso borsone di cuoio che metteva a tracolla, la recapitava a chi con ansia l’aspettava.
Era amato e odiato, a seconda se le notizie contenute nelle missive erano liete o cattive.
PROFESSIONAL ACTIVITIES
Land surveyor
He was an agrarian expert who had two dreaded competitors in the farming world: the countryside knower and the esteemer, who, in time, ended up becoming his assistants. He would lay measures of land down on paper, obtaining a map, and defining the exact extension of each plot of land. His field tools were one or more tape measures, a set square on a tripod, with which he would spot the right angles of land parcels, canes and half-canes of 4.24 m and 2.12 m of length, ropes, human paces and palms. He would bring measurements into local units of measure, namely 60, 40, 20, 10, 5, 2 and 1 acre of land, measures understandable by farmers because they indicated the amount of grain needed for their sowing. He would distinguish the intended uses of such land measures and their quality, giving them an adequate estimation. His knowledge and his honesty had to be a guarantee for ever lurking conflicts and disputes, in case of sale.
Pharmacist
A vendor of spices, he was the preparator and distributor of medications and drugs prescribed by doctors. From the middle ages to the 1900s, his occupation was preparing drugs for people’s health. He usually possessed a workshop, called “apothecary”, inside which he produced and sold such medications.
The “apothecary” was a deposit of the wonders of nature (flowers, blossoms, leaves, roots, seeds, fruits, herbs) and a storehouse and laboratory of the virtues of medicinal plants. The liquid solutions had to be mixed in phases of waning moon. In this apothecary’s workshop, perfumes and essences, colors and paints, wax and candles, paper and ink and often even spiced pastries would be found. He would put together, pound and distil compounds in vases, tankards and jugs with the use of pot stills, scales, mortars and presses.
Main products would be syrups, ointments, potions, balms, liniments, ointments, tranquilizers, laxative and diuretic substances. The apothecary would sell a lot of quinine, a wide-spread medical drug. Periodically, during the daytime, the leading town figures would meet in his shop to decide administrative acts or even just to gossip.
Already in the 1500s, training and competence was required for whomever wanted to carry on the apothecary’s profession by the Corporation of Apothecaries. In the 1800s, knowledge of grammar, medical science and chemistry was required.
Notary
He was a public official, not necessarily graduated in a university (classical studies, a good handwriting and a licence sufficed), and he would write down wills, acts and other documents, then making them officially public with his stamp and signature; He would then keep them filed and, on authorized request, he would release copies.
The notarial act was a masterpiece of fine calligraphy and phrases of ornate and emphatic style. The content was articulated, closer tied to formal codes than to substance. He would in fact use a code-book for his activity.
An anecdote tells of a notary who, having read an official act on the matter, ordered two contractors of a parcel of land to dig a well in its center, otherwise the document would have not been valid because the closest code for their particular transaction contemplated its existence.
The notary was a very relevant figure in community life. He usually came from one of the local families of ‘lords’, and knew of people’s financial, patrimonial and property situations. He was also the custodian of decisions and wishes that were not to be known by the public. He gave advice, suggested solutions, favored deals, and not seldom would he be a buyer himself, when he would deem it convenient. His activity was lucrative.
Lawyer
Skilled in dealing with civil and criminal cases, in the small local environment he would either aim for a permanent position (municipal secretary or chancellor) or he would come down to carrying out a series of fallback activities: deal finder, generic consultant, middleman.
In criminal hearings of the local ‘Giudicatura’ (a trial court whic would later become the praetorship), to deal charges of little importance he would show off with logorrheic yet useless speeches, stuffed with quotes not even jurisprudential, rather memories of his classical studies. In civil disputes, he would pretend to get busy to the spasm just to defend his client’s interests. In both cases, he would try to justify the fee. Common people thought little of lawyers and kept their distances from him.
Midwife
In the course of centuries, she has been the closest reference figure to women in their path through fertility and maternity. Her main occupation was to help women give birth. Women would resort to her gladly, with reliability and familiarity. Her advice and her practices also served to cure the woes of the female world. She was an important referance for any community; She would know closely every family, with which she was a privileged confidant not only of female problems, but also of marital and family issues.
Historically, midwives were women of various and questionable origins and cultures. Until the end of the 1800s, they were women with an expertise in childbirth due to having seen many other women give birth; as a matter of fact, often they were women ‘of loose morals’ that, to earn a living, would assist other women in giving birth to legitimate or illegitimate children, or to go through abortions. Until the 1960s came to an end, she would take care of natural birth all by herself in the houses of birth givers, and seldom would she need a doctor’s aid. It is since the beginning of the 1900s that special schools to learn profession were founded.
AUTHORITIES
Priest
Common people owed him a fearful awe, even though his authority was quite distant from their real problems. They would however resort to him to settle disputes, oversee the fairness of hereditary divisions, for his opinions on deals, transactions or the opportunity to have their children go to school. People would also resort to him to be informed on aspiring fiancées and on girls that would make good wives. He would perform exorcisms and try to intervene with the weather. Priests administered the possessions of the Catholic Church.
Municipal tax collector
His role and his activity was subject to popular hate. He represented state and town civil authority, both governed by the ‘lords’, considered exploiters and parassites by the people, obliged to pay taxes, royalties, fees, tariffs and levies in exchange for nothing. Thus people would tend to evade paying taxes and make themselves crafty to cheat the state and the lords, owners of land, homes, animals and often the very lives of people.
State police
They weren’t considered to be at the service of the people, but at the service of the State (that was felt to be something other than the people’s will) and of the lords, whose interests and positions they would defend. They would intervene heavily for offenses not even considered as such by farmers: blasphemy, drunken state (troublesome or not), night time noise, foul language and brawling. They seldom caught thieves.
Municipal guards
They were buga-boos to children (who were always noisy and at times hazardous in their games) and to adults alike, whose infringements were common as they often didn’t understand or wouldn’t agree with the essence of most rules imposed by Administrative codes.
Forest guards
They would scare off whoever would wander into state-property woods to chop some firewood or graze his flocks unlawfully.
Mailman
A hard job, especially in small rural centers. When busses would travel due to abundant snow, he would be the one to take care of recovering letters or correspondences stuck in a train station’s storeroom, with great sacrifice and the aid of a donkey or mule. He would then place it in a bug leather bag worn on his shoulder, and deliver it to whom would be awaiting it with anxiety. He was loved or hated, depending on whether the content of the letters he delivered was good or bad news.
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